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CD
4 gennaio 2015 at 12:49
È del tutto probabile che la maggior parte delle nostre malattie derivano dalla nostra deconnessione con noi stessi come individui.
La osservazione scientifica attuale è rivolta agli aspetti meccanici delle malattie, non comprende la soggettività profonda dell’individuo, e la Medicina che ne deriva è scollegata dal sentire e dalla conoscenza interiore.
Fuori da emergenze di effettiva sopravvivenza, sconoscendo il nesso tra pace interiore innata e salute del corpo e della mente, la Medicina fornisce tecniche di sopravvivenza più che risposte di salute per i singoli individui.
Non che i medici ed i ricercatori non siano bravi ed “anche di cuore”, ma non perseguono una scienza dell’uomo complessiva in cui inserire anche quella tecnologica corrente. Alcuni di essi, almeno a livello personale, cercano di mettere la conoscenza dell’uomo dentro la scienza attuale, ma ciò risulta impossibile, perché il contenente non può contenere il contenuto.
La mia opinione è che la causa della maggioranza delle patologie con le quali conviviamo e per le quali moriamo, non sono i meccanismi biologici trovati in laboratorio (questi sono appunto solo i meccanismi), ma la mancata espressione di noi stessi (della nostra natura innata individuale) e la patologia dei rapporti di forza interindividuali che ne deriva, già in seno a famiglia, scuola, società.
Riguardo la morte, poi, non mi pare ci siano possibilità di comprenderla seriamente se non da un punto di vista che soggettivamente la relativizzi in una esperienza più fondamentale.
Ho letto il messaggio di Prem a Delhi. Cosa cambia, questo, in me e negli altri operatori raggiunti da questo messaggio?
La pratica della Medicina dovrebbe riposare sulla consapevolezza di sé degli operatori.
Da ciò dovrebbe derivare la loro chiarezza verso il processo di salute e trasformazione che chiamiamo guarigione: si tratta di un processo soprattutto interiore (oltre che di eventuale armonizzazione interrelazionale ed ambientale) nel quale inserire la conoscenza medica corrente.