La Medicina corrente, quella convenzionalmente diffusa dalle istituzioni, è deficiente. Manca di alcune cose.
Piuttosto che un discorso teorico, lo stato di emergenza sanitaria di questo momento, ci può permettere di cogliere alcune di queste deficienze, perché le stiamo vivendo direttamente.
Consideriamo quattro fatti che si verificano e che si considerano assodati.
- Gli individui positivi al COVID-19 vengono isolati a casa e ricoverati, spesso in Terapia Intensiva, in caso di evoluzione peggiorativa. Durante il periodo di malattia, dall’insorgenza dei primi sintomi sino alla guarigione od al ricovero, essi NON ricevono alcuna terapia, “perché non c’è alcuna terapia scientificamente valida per questa malattia”.
- Non si può avere una strategia terapeutica efficace nei pazienti con COVID-19 perché NON ci sono ancora studi scientifici controllati su tale malattia.
- Le prescrizioni di terapie non-farmacologiche (per quanto siano state raccomandate dall’OMS) sono considerate aleatorie.
- I medici NON dispongono di alcuna terapia preventiva utile nella malattia in corso. E NON dispongono di alcuna terapia applicabile negli stadi prodromici ed iniziali di decorso.
- I pazienti in isolamento NON vengono studiati singolarmente nella totalità dei loro sintomi e pertanto non si può tracciare un quadro sintomatologico completo e caratteristico della malattia nei suoi stadi, né derivarne delle terapie specifiche per singolo stadio.
Si tratta di fatti concreti che hanno conseguenze concrete: dobbiamo tutti attendere che la malattia si manifesti in un singolo paziente, il paziente non viene MAI curato, ma soltanto infine assistito nelle complicanze più gravi in regime di Terapia Intensiva ospedaliera. Questo è quanto sostiene sia giusto la scienza biomedica istituzionale, e questo è quello che viene effettivamente messo in atto. Come se fosse ovvio.
Questo atteggiamento della Biomedicina è deficiente. Esaminiamo, infatti, di cosa difetta.
- È del tutto corretto che la Medicina non dispone di una terapia per la malattia in oggetto. Ciò non vuole affatto dire che non possa curare il malato. La mancata cura del singolo malato si verifica perché la Biomedicina non dispone di risorse concettuali e pratiche fondate per curare i singoli malati nella loro specificità, ma solo le malattie. Diversamente, ogni altra Medicina (non soltanto la Omeopatia o la Medicina Tradizionale Cinese) dispone ovviamente e sempre di risorse per curare i singoli malati, anche a prescindere dalle cure generiche per una “malattia” definita. Questa è la prima deficienza della Biomedicina.
- La Biomedicina non sa basare le sue cure se non su studi teorici controllati. Cioè non sa utilizzare al meglio i riporti di casi singoli, di coorti di casi e gli studi osservazionali sul campo. Pertanto, in una malattia nuova, si trova clamorosamente, all’inizio, impotente. Diversamente, ogni altra Medicina (non soltanto la Omeopatia o la Medicina Tradizionale Cinese) sa adoperare bene queste risorse osservazionali scientifiche, anche in caso di malattie di nuova insorgenza. Questa è la seconda deficienza della Biomedicina.
- La prescrizione di terapie non-farmacologiche rivolte al paziente (e non alla malattia) e la loro individualizzazione ad personam nei singoli casi è poco nota ed scarsamente adoperata in Biomedicina e, pertanto, non è conosciuto il grado di efficacia pratica di questo genere di intervento, che può essere molto alto. Diversamente, ogni altra Medicina (non soltanto la Omeopatia o la Medicina Tradizionale Cinese) sa adoperare in modo ottimale dei tipi di terapia non-farmacologica. Questa è la terza deficienza della Biomedicina.
- Ogni altra Medicina (non soltanto la Omeopatia o la Medicina Tradizionale Cinese) dispongono di possibili interventi preventivi, sia generici che individualizzati, per i pazienti in pericolo epidemico. E dispongono, soprattutto, di razionali terapie individualizzate nei periodi prodromici, iniziali e di decorso. Questa è la quarta deficienza della Biomedicina.
- Ogni altra Medicina (non soltanto la Omeopatia o la Medicina Tradizionale Cinese) sono in grado di studiare in modo esaustivo i singoli casi di malattia, di trattarli e di derivarne delle conoscenze terapeutiche utilizzabili in ogni singolo stadio.
Quest’ultima cosa avrebbe al momento la priorità se si volesse disporre in breve tempo di terapie utilizzabili nei singoli casi che compaiono fra la popolazione, sin dal loro inizio e per tutta la durata della malattia e della convalescenza.
Basterebbe disporre di una buona osservazione omeopatica condotta intanto su almeno 25 casi e, progressivamente sino a 250. Non serve altro.
È solo per deficienza della scienza medica corrente che questo non viene ancora fatto.
Questo è un discorso concreto. Nel mese di febbraio appena trascorso, un gruppo di lavoro ad hoc di medici omeopati ha inviato un documento sulla profilassi omeopatica al Comitato Centrale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e, successivamente, al Ministro della Sanità, offrendo la competenza e la disponibilità degli omeopati nella situazione attuale. Aspettiamo ancora un riscontro.
Attualmente basterebbe che, anche informalmente, un medico omeopata fosse messo in condizione di svolgere un interrogatorio ai malati identificati, direttamente o tramite uno dei suoi curanti. Ci sono (e ci saranno) medici omeopati disponibili in tutte le Regioni in cui ci sono (e ci saranno) malati. Non è difficile, anche in regime di volontariato ed a costo 0. Ed a rischio 0. Non cambierebbe nulla di ciò che, intanto, la scienza medica sta portando avanti con un dispendio di risorse imponente, sarebbe solo un’aggiunta alla parte mancante di una scienza medica altrimenti deficiente.
CD 02_03_20