Autore:Gianfranco Domenighetti /
Fare e consumare di più non significa fare meglio /
I cittadini hanno sempre percepito il sistema sanitario come una “grande scatola nera” tecnologica potenzialmente in grado di risolvere la maggior parte dei loro problemi di salute. Essi vedono la medicina come una scienza “esatta”, ne ignorano le incertezze, i conflitti di interesse, la variabilità delle pratiche e le frodi all`integrità scientifica della ricerca.
Dopo un ventennio dall`inizio di un periodo di intensa promozione della medicalizzazione della vita e della società, per lo più inadeguata, segnali significativi stanno indicando che “la festa sta per finire”. Infatti il nuovo paradigma che vuole che “Less is more” (“Meno è meglio”) e iniziative quali “Choosing Wisely” negli USA ( in Italia “ Fare di più non significa fare meglio” ) hanno l`ambizione di promuovere un’alleanza tra professionisti della sanità e cittadini-pazienti per contrastare l’idea che la salute si possa assicurare unicamente con il consumo di una sempre crescente quantità di prestazioni e interventi. Queste iniziative segnalano che nuovi obbiettivi professionali fondati sulla promozione dell`adeguatezza delle prestazioni, sulla lotta alla sovradiagnosi, agli sprechi e alle futilità sta forse per iniziare. Prestazioni che prima sembravano “scientificamente fondate”, e pertanto sempre “dovute”, ora sono invece discusse e molte di esse giudicate inappropriate.
Due domande di fondo in relazione a questi progetti sembrano porsi: (1) In che misura i cittadini-pazienti saranno in grado di esprimere preferenze circa l`utilità o la futilità di tali prestazioni quando saranno personalmente coinvolti ? (2) In che misura essi percepiranno l`«inadeguatezza» conseguente al rifiuto di una prestazione come un razionamento implicito ?