Le conoscenze scientifiche contemporanee per utilizzare i sogni non risalgono a molto tempo fa, iniziano con i lavori Freud (1) e Jung (2), nella generazione precedente la mia. Nathan, recentemente, ha aperto un discorso interculturale, richiamando in gioco le Tradizioni mediterranee greca ed ebraica (3).
Bisogna tuttavia rassegnarsi al fatto che la Cultura mediterranea ha fondamentalmente perso questa componente della sua Tradizione Orale da almeno due millenni.
Altri popoli, invece, sono riusciti a mantenere ben vivo un antichissimo sistema organico e trasmissibile di conoscenza sui sogni sino ad oggi.
In particolare, i nativi americani la cui storia millenaria è ben precedente alle civiltà monumentali dell’America Centrale. Nella zona oggi occupata dagli Stati Uniti d’America, fra i Popoli del Sud-Ovest, e specificatamente il Clan dei Tuumontucokovi Dreamer.
Nomad (Winter Hawk), “Road Chief” del Popolo Nevu, trasmette ancora il “lavoro coi sogni”, anche ai fratelli occidentali che vogliano impararlo.
Le “scoperte” occidentali sui sogni sono del tutto contenute nella conoscenza Tradizionale Nevu, ma quest’ultima è significativamente più estesa, poiché fornisce un sistema di riferimento razionale all’interpretazione dei sogni collaudato da secoli in intere popolazioni, in grado di fornire un utilizzo pratico del sogno alla gente comune (svincolato, ovviamente, da ogni teorizzazione psicoanalitica).
Inoltre, la conoscenza Nevu offre la possibilità di trascendere l’utilizzo delle fonti passive del materiale onirico ed accedere ad un training personale di interazione diretta con la sorgente di produzione dei sogni, attraverso quelli che vengono comunemente chiamati “sogni lucidi”.
Il sistema cognitivo di riferimento dei Nevu non differisce sostanzialmente da quello proprio di altre culture a Tradizione Orale, da quella Siberiana a quelle dell’area Nepalese-Tibetana-Indù. Questa fondamentale corrispondenza nella struttura dei Sistemi Tradizionali arcaici in ogni parte del mondo è un dato antropologico accertato, che viene spiegato con una comune origine paleolitica di tali Tradizioni (4) e, in definitiva, con un funzionamento specie-specifico dell’Homo Sapiens Sapiens, risalente a quando la nostra specie ha iniziato la sua migrazione fuori dall’Africa (40-30.000 anni fa).
Lo “schema cognitivo di riferimento” (5) è fondamentalmente un’interpretazione percettiva della realtà che si basa, naturalmente, sull’esperienza percettiva stessa propria dell’uomo arcaico. Tale percezione di base, essendo una facoltà fisiologica che l’uomo ha coltivato per millenni, è tuttavia presente anche nell’uomo moderno e può essere resa perfettamente accessibile attraverso un training adeguato.
L’approccio Tradizionale alla Realtà non separa l’approccio “teorico” da quello “pratico”, l’aspetto mentale da quello fisico, il soggettivo dall’oggettivo, l’interno dall’esterno, il materiale dall’immateriale: queste categorie cognitive (e altre da esse derivate) sono sempre ricondotte alla loro unità fenomenologica. Ovviamente, lo stesso avviene in riferimento al Sogno e nel “lavoro con i sogni”.
In questo ambito –come in ogni altro- l’elemento centrale della coscienza è l’attenzione percettiva che è sempre e costantemente un’interazione in atto con la realtà.
Per dirla con Frecska, nell’uomo il canale di conoscenza esperienziale “sensoriale-cognitivo” e quello “diretto-intuitivo” funzionano sempre intrecciati (4). Questa considerazione, nel nostro caso, ha effetti ben concreti, poiché si tratta di integrare due diversi aspetti neuronali (6): il funzionamento nervoso del sogno, infatti è differente da quello in stato di veglia e lo scopo del “lavoro con i sogni” è ripristinare l’unità di coscienza esperienziale all’atto della rievocazione onirica o addirittura sovrapporre i due stati, nel caso dei “sogni lucidi”.
Come ogni altro “lavoro” sapienziale, fine ultimo del “lavoro con i sogni” è promuovere lo sviluppo della consapevolezza del Sognatore e migliorare la qualità della sua vita. Ciò avviene attraverso l’affinamento delle sue capacità percettive e della sua attenzione.
Non so se i nostri progenitori avessero anche sviluppato una scienza oggettiva (“in terza persona”) sul funzionamento della coscienza in relazione al sistema nervoso encefalico (7), ma sicuramente la loro scienza soggettiva (“in prima persona”) è ampiamente codificata nelle loro Tradizioni ed ancora fruibile per trasmissione orale.
Grazie, Nomad!