Quella qui allegata è la mia traduzione attuale dello Yogasutra di Patanjali.
Il sanscrito è una lingua sacra, che serve cioè ad esprimere molteplici significati di un testo scritto, determinati dalle differenti associazioni possibili fra le parole e dai differenti aspetti di significato delle parole stesse. Ogni traduzione è quindi fondamentalmente determinata dalla comprensione personale del traduttore (la quale dovrebbe essere corroborata -per quanto possibile- dal suo livello di esperienza pratica di ciò che è scritto).
La mia è una traduzione letterale, in base alla mia attuale esperienza e comprensione del significato, che è l’unico criterio di verità che ho. Copre il 90% del testo, con esclusioni di due piccole parti (nella III e IV sezione) della cui traduzione non sono ancora soddisfatto.
Il tutto è un lavoro di concentrazione-meditazione-consapevolezza sull’oggetto, e –come insegna Patanjali- esso rivela la natura dell’oggetto e restituisce l’osservatore cosciente a lui stesso.
Lo Yogasutra, secondo la mia esperienza, consente un accesso alla realizzazione della conoscenza cognitiva più di quanto facciano altri testi sacri. Da epistemologo, trovo in essi la radice del Metodo Scientifico Tradizionale di indagine di sé stessi e del mondo.
CD1.14 – Ciro D’Arpa / 1.2014